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TERAPIA AD ONDE D'URTO.

La metodica che utilizza le onde d’urto in medicina parte dalle esperienze, realizzate già oltre trenta anni fa, nel trattamento della calcolosi renale. Da otto anni si sono affiancati i primi approcci ad altre patologie inerenti l’osso, i tessuti molli e, successivamente, i calcoli parotidei e la placca nel pene: l’affinarsi della tecnologia ed il livellamento dei costi delle strumentazioni hanno portato ad una rapida ascesa della metodica.
Le onde d’urto sono onde di pressione erogate in vari modi in rapporto al generatore che si utilizza. L’emissione pressoria viene convogliata da una parabola in un punto di fuoco: in quest’area c’è la massima espressione dell’energia e ha dimensioni ben definite. L’energia, quindi, proviene da più punti e si concentra in una zona ben precisa. Solo questa condizione rispetta la corretta terapia ESWT.
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Le onde di pressione vengono generate in acqua o materia equivalente e localizzate nel fuoco. Nei fluidi interstiziali attraversati dall’energia pressoria si formano delle bolle di vapor acqueo, durante il transito nel microambiente, l’impatto con un ostacolo quale la lamella ossea o il vaso, genera all’interno una fortissima pressione negativa che fa implodere la bolla. L’implosione genera microgetti che prorompono a fortissima velocità, maggiore del doppio della velocità del suono: viaggiano a circa 2500km/h. Questo fenomeno, detto cavitazione, permette di apportare effetti considerevoli all’intima struttura della materia.
Esempio di applicazione delle onde d’urto ad alta energia pressoria: focalizzando il meccanismo d’implosione sull’asse di una frattura mal consolidata si induce le frammentazione dei cristalli di idrossiapatite con liberazione di microcristalli, già questo fenomeno è fondamentale per la formazione di nuovo tessuto osseo, ma è anche attivata la BMP (bone morphogenetic protein): i due eventi sono sinergici e decisivi per un recupero fisiologico.
Ciò che accade nell’intima struttura molecolare quando si sottopone l’area interessata all’emissione di onde d’urto a bassa e media energia è invece una variazione di gradiente pressorio, attraverso uno stato di edema localizzato, con l’apertura degli sfinteri precapillari e il transitorio blocco delle venule reflue riducendo stress capillari.
L’attivazione della collagenasi del tipo 1, enzima responsabile della frammentazione della membrana basale, produce un sensibile aumento della densità capillare. Il risultato è: lo stimolo del callo torpido, aumento del flusso ematico locale con rimozione e “pulizia delle scorie” dell’area interessata.
I risultati stanno rapidamente decretando il successo dell’utilizzo delle onde d’Urto nel trattamento delle epicondiliti, epitrocleiti, pubalgie, patologie inserzionali del ginocchio, della spalla e della caviglia, periatriti calcifiche, tendiniti, speroni calcaneari, pseudoartrosi, blocchi rachidei, POA.
È possibile lavorare con alte energie sull’osso, sulle patologie legate ai processi fratturativi, sulle pseudoartrosi, le non unions. Le basse energie sono particolarmente indicate nei processi infiammatori, nelle tendiniti inserzionali, nelle contratture e negli stiramenti muscolari.
Esistono poi caratteristiche legate alla frequenza di emissione, alla modalità di puntamento dell’area interessata, alle sorgenti. In ultima analisi le tecniche ESWT devono rispettare i seguenti criteri di emissione:
• focalizzazione dell’energia pressoria
• dimensione precisa del fuoco
• quantificazione e ripetitività delle caratteristiche di ogni singola onda o colpo.